quale città vorresti come candidata italiana alle olimpiadi estive del 2020

venerdì 19 febbraio 2010

la schiavitù


La schiavitù è quella situazione sociale ed economica in cui l'individuo è privato di ogni diritto di una persona libera.

La schiavitù era ampiamente praticata ed accettata nella gran parte delle civiltà antiche, ed era regolata dalle leggi e dalle consuetudini come ogni altra pratica economica. Tra le antiche civiltà, quella romana ha rappresentato il culmine delle società schiaviste, nelle quali il lavoro degli schiavi rappresentava una componente essenziale dell'economia: uno dei più importanti frutti delle guerre di conquista, per i Romani, era l'acquisizione di nuovi schiavi. Anche l'antica Grecia basava gran parte della sua economia sugli schiavi, tanto è vero che ad Atene per lunghi periodi ci sono stati più schiavi che uomini liberi.

La vasta portata del fenomeno economico-sociale spiega come mai sia stato possibile, in antichità, costruire arditi capolavori architettonici che, nonostante la loro semplicità tecnica, oggi stupiscono (oltre che per la loro bellezza) per le loro dimensioni e la loro accuratezza.

La Dichiarazione dei diritti dell'uomo:

Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2
1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.




Visualizzazione ingrandita della mappa

Fonti:
http://www.boes.org/un/itahr-b.html

giovedì 28 gennaio 2010

l'olimpiade che verrà

Vancouver -28, no, non è la temperatura registrata in questa località, ma i giorni che mancano alla ventunesima edizione dei giochi olimpiaci invernali. Sarà un’edizione ricca di appuntamenti importanti che incoroneranno per altri quattro anni i campioni degli sport freddi, e metteranno in chiaro le varie gerarchie degli sport, in quanto, al vincitore di queste gare non gli si potrà recriminare nulla in quanto ad avversari, molti atleti passano interi anni a programmare l’anno olimpico per ritrovarsi alla competizione a cinque cerchi con il massimo della preparazione necessaria per vincere.

Ma veniamo alla spedizione azzurra che rispetto all’edizione scorsa dovrà spostarsi un po’ più lontano.

I pronostici non ci vedono tra i favoriti soprattutto per l’oro, secondo molti sondaggi l’Italia porterà in patria meno di 5 ori, alcuni pensano che tornerà senza neanche una medaglia, ma difficile pensarlo veramente con un’Italia che va a medaglie dalle olimpiadi di Garmisch nel ’36 e che conquista almeno un oro da Lake Placid nell’80.

Pronostici a parte, guardiamo disciplina per disciplina quali possono essere le speranze azzurre e quali invece le certezze mondiali: ci sono sport in cui ancora oggi l’Italia fa fatica a prendere il volo come il biathlon o il freestyle ma che però portano a buoni piazzamenti. L’hockey su ghiaccio ed il curling non sono neanche da citare perché l’italia non si è nemmeno qualificata per le future olimpiadi. Isolati successi ai mondiali e nelle coppe del mondo sono invece riuscite a racimolare discipline in crescita in italia, come lo snowboard o la combinata nordica, e che in futuro ci porteranno a soddisfazioni. Ma veniamo a discipline più presenti in italia che hanno portato molto spesso ad una medaglia. Lo short track vede ancora un po’ in difficoltà l’Italia dopo le buone prove alle olimpiadi, non brilla ai recenti campionati europei e non si vedono atleti italiani nelle prime posizioni agli scorsi campionati mondiali. Scenario completamente diverso nel pattinaggio di velocità, che si differenzia dallo short track per distanze più lunghe in anelli da 400 metri, qui l’italia dopo un 2009 un po’ deludente si risveglia proprio nell’anno olimpico piazzando diversi atleti nei primi 5 e anche alcuni a medaglia. C’è da ricordare Enrico Fabris che continua a vincere nei 1500 metri, sua distanza prediletta, e nei 5000 metri, abbonandosi così come uno dei candidati come vincitore in queste discipline.

Neanche il bob azzurro brilla, nel 2006, nelle olimpiadi di casa molti veterani azzurri hanno detto addio allo sport conquistando anche medaglie, certo, ora la squadra azzurra è tutta nuova con new entry che nel corso degli anni possono crescere ma non penso possano ancora puntare ad una medaglia.

Veniamo a dati più positivi, incominciamo con lo slittino, l’italia e soprattutto Armin Zoeggler possono puntare all’oro che ormai anche i bookmaker danno per certo, dominatore assoluto anche quest’anno della coppa del mondo, non è mai sceso dal podio rimanendo sempre in cima alla classifica con un divario punti impressionate.

Altri dati confortanti arrivano sci alpino, l’italia copre quasi tutte le discipline, veloci e tecniche degnamente, uno sguardo speciale bisogna darlo allo slalom gigante in cui l’italia si batte egregiamente, al maschile con Massimiliano Blardone, Davide Simoncelli e Manfred Moelgg candidati al sucesso ed al femminile con Manuela Moelgg, Federica Frignone e Denise Karbon che continuano a vincere in coppa del mondo.

venerdì 22 gennaio 2010

L'acqua nel mondo

L’acqua in cifre

Anche se la superficie terrestre è coperta per il 71% di acqua, questa è costituita per il 97,5% da acqua salata. L’acqua dolce è per il 68,9% contenuta in ghiacciai e nevi perenni, per il 29,9% nel sottosuolo e solo lo 0,3% è localizzata in fiumi e laghi, e quindi potenzialmente disponibile. Tale quantità corrisponde allo 0,008% dell’acqua totale del pianeta. Si tratta di un quantitativo irrisorio distribuito in modo ineguale sulla superficie terrestre. La maggior parte di essa, infatti, è concentrata in alcuni bacini in Siberia, nella regione dei grandi laghi in Nord America, nei laghi Tanganika, Vittoria e Malawi in Africa, mentre il 27% è costituita dai cinque più grandi sistemi fluviali: il Rio delle Amazzoni, il Gange con il Bramaputra, il Congo, lo Yangtze e l’Orinoco.

Nel mondo, un miliardo e 400 milioni di persone del pianeta non hanno accesso all’acqua potabile. Il rischio è grande che nell’anno 2025, quando la popolazione supererà gli 8 miliardi di esseri umani, il numero delle persone senza accesso all’acqua potabile aumenti a più di 3 miliardi.

In media ogni abitante del pianeta consuma oggi il doppio di acqua rispetto all’inizio del 1900, e globalmente, il consumo mondiale di acqua è circa decuplicato solo nell’arco di un secolo.

Negli ultimi cinquant’anni la disponibilità d’acqua è diminuita di tre quarti in Africa e di due terzi in Asia. La FAO prevede che nel 2000 saranno almeno 30 i paesi che dovranno far fronte a crisi idriche croniche.

In Africa la disponibilità di acqua potabile, reti fognarie e servizi igienici è ancora molto lontana da uno standard accettabile, soprattutto nelle aree rurali, dove meno del 60% della popolazione dispone di acqua potabile e meno della metà di servizi igienici.

In Papua Nuova Guinea il 70 % della popolazione non ha accesso all'acqua, in Zambia la percentuale è del 73% e in Burkina Faso sale al 78%.

Un cittadino nordamericano utilizza 1.700 metri cubi di acqua all’anno; la media in Africa è di 250 metri cubi all’anno. La Commissione mondiale per l’acqua indica in 40 litri al giorno a persona la quantità minima per soddisfare i bisogni essenziali. Con circa 40 litri noi italiani facciamo la doccia, per gli altri rappresenta l’acqua di intere settimane.

800 milioni sono le persone che non hanno un rubinetto in casa e secondo le stime dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, più di 200 milioni di bambini muoiono ogni anno a seguito del consumo di acqua insalubre e per le cattive condizioni sanitarie che ne derivano. Complessivamente si stima che l’80% delle malattie nei Paesi del Sud del mondo sia dovuto alla cattiva qualità dell’acqua. Sono fondamentalmente 5 le malattie di origine idrica: 1) malattie trasmesse dall'acqua (tifo, colera, dissenteria, gastroenterite ed epatite); 2) infezioni della pelle e degli occhi dovuti all'acqua (tracomi, lebbra, congiuntivite e ulcere); 3) parassitosi legate all'acqua; 4) malattie dovute ad insetti vettori, ad esempio mosche e zanzare; 5) infine, malattie dovute a mancanza di igiene (taeniases).

L’Italia è prima in Europa per il consumo d’acqua e terza nel mondo con 1.200 metri cubi di consumi l’anno pro capite. Più di noi soltanto gli Stati Uniti e il Canada. Rispetto i parametri europei non possiamo invece che passare per spreconi: gli italiani consumano quasi 8 volte l’acqua usata in Gran Bretagna, dieci volte quella usata dai danesi e tre volte quello che consumano in Irlanda o in Svezia. Allarme sullo spreco anche da parte del WWF che annuncia la disponibilità d’acqua dolce in Italia sta scendendo dai 2.700 metri cubi pro capite ai 2.000 metri cubi.

Un Contratto Mondiale sull’Acqua

Le alternative esistono e sono possibili. E’ necessario attivarsi per un Contratto Mondiale sull’acqua, fondato su alcuni principi necessari ed indispensabili per una politica solidale dell’acqua a livello locale e mondiale.

L’acqua appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune.

In quanto fonte di vita insostituibile per l’ecosistema, l’acqua è un bene vitale che appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune. A nessuno, individualmente o come gruppo, è concesso il diritto di appropriarsene a titolo di proprietà privata.

L’acqua è patrimonio dell’umanità. La salute individuale e collettiva dipende da essa. L’agricoltura, l’industria e la vita domestica sono profondamente legate ad essa. Il suo carattere " insostituibile " significa che l’insieme di una comunità umana – ed ogni suo membro – deve avere il diritto di accesso all’acqua, e in particolare, all’acqua potabile, nella quantità e qualità necessarie indispensabili alla vita e alle attività economiche.

Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile individuale e collettivo

L’acqua appartiene più all’economia dei beni comuni e della distribuzione della ricchezza che all’economia privata dell’accumulazione individuale ed altre forme di espropriazione della ricchezza. Mentre nel passato la condivisione dell’acqua è stata spesso una delle maggiori cause delle ineguaglianze sociali, la civilizzazione di oggi riconosce l’accesso all’acqua come un diritto fondamentale, inalienabile, individuale e collettivo. Il diritto all’acqua è una parte dell’etica di base di una buona società e di una buona economia.
L’acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni.
Le risorse d’acqua sono distribuite in modo ineguale. Questo non significa che deve esserci anche ineguaglianza nell’accesso all’acqua fra le persone, le comunità e le regioni. Inoltre, l’ineguaglianza nella distribuzione dell’acqua e della ricchezza finanziaria non significa che le persone ricche d’acqua e ricche economicamente possano farne l’uso che vogliono, anche venderla (o comprarla) all’esterno per derivarne il massimo profitto. L’acqua è "res publica". La gestione dell’acqua, inoltre, è fondamentalmente un affare dei cittadini, una pratica di democrazia locale, nazionale, internazionale e mondiale.